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mercoledì 5 gennaio 2011

I dolori del giovane Adolfo.

Sapete, io sono una di quelle persone che, quando si incazza, si tiene tutto dentro fino ad esplodere. Sì, quelle persone che fanno finta di niente e ad un tratto scoppiano di rabbia, colti da furia omicida.
E credo di non essere l'unico che fa così, che deve sopportare certi idioti cercando di stare calmo, per poi esplodere e ammazzare il primo di turno.

Bene, vi racconterò la storia di un ragazzo che aveva il mio stesso comportamento.


Prendiamo il nome. Già il nome non ti mette di buon umore: Adolfo.
Che cazzo di nome è Adolfo?
Uno di quei nomi che un genitore stronzo ti mette per puro sadismo, rovinandoti un'esistenza.
Figurati in Germania, dove sono tutti dei bestioni biondi semi-vichinghi con nomi fighi, come Björn. Quello sì che è figo, altro che Adolph, o Adolfo, o come cazzo si dice da quelle parti lì.


Come se non bastasse aveva una mamma ebrea, ma non ricca (insomma, un'ebrea sfigata), che gli rompeva le palle dalla mattina alla sera.
Adolfo amava disegnare. Ma non era molto bravo. E quella puttana della mamma una volta usò un suo disegno (sgorbio) al posto della carta igienica. 


Il giovane Adolfo inoltre, oltre ad essersi tinto i capelli di nero, perché odiava i biondastri ossigenati, si era fatto dei baffetti, anch'essi neri, che a vederli scoppiavi a ridere.
Ma lui si credeva tosto, perché tutti avevano quei baffoni arricciati enormi, anche quello stronzo del padre, che stava sempre in osteria attaccato alla bottiglia.
Ma la mamma non poteva non scartavetrare i coglioni anche sui suoi baffetti, e una notte, mentre Adolfo dormiva, glieli tagliò.


Adesso ditemi chi non si incazzerebbe dopo certe cose?
Ma il nostro Adolfo aveva una pazienza dura come la carne che mangiava, e incassò anche questo affronto, meditando la vendetta in un futuro non troppo lontano.


Passato qualche anno, ricresciuti i baffetti, Adolfo sale al potere dell'allora disastrata Tedeschia, promettendo pace, amore e caramelle al popolo, che dopo averle prese in una guerra mondiale vorrebbe starsene solo un po' in pace.
Il simbolo del suo potere nasce da un arcaico sgorbio da lui disegnato all'età di cinque anni, scampato alle manie igienico-sanitarie della madre. Una stella che tale non si può definire, avendo quattro braccia, pure storte, che un malato di Parkinson l'avrebbe saputa fare meglio: , o qualcosa del genere.


Ma ecco che accade l'impensabile.


Uno sciopero generale dei postini non gli consente di ricevere i bigliettini di auguri nel suo 50° compleanno.
Decide allora di attaccare guerra all'Europa intera, in primis a quegli stronzi dei Polacchi e dei Comunisti, che più biondi non si può. Per farlo stringe amicizia con gli italiani, meritevoli di avere i capelli scuri come i suoi, e poi erano dei simpaticoni.


Cazziato dalla madre, reo di non essere passato a salutarla prima di andare in guerra, per tutta risposta decide di sterminare anche quegli stronzi degli ebrei.
Alla fine era solo invidia perché la loro stella di Davide era più figa della sua svastica(zzi).


Incazzato come non mai, Adolfo attua l'ultima parte del suo piano di conquista: veste un'intera generazione (sì, la generazione di quei bestioni biondi semi-vichinghi con nomi fighi) con tute militari color kaki.


Ormai attaccato su tutti i fronti dai nemici, il povero Adolfo, dopo aver mandato una nazione a puttane, si suicida in un bunker con l'amante.


Perché ammettiamolo, quando ti scazzi, ti scazzi.




2 commenti:

  1. Beh, mandato una nazione a puttane non proprio...

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  2. Mandalo all' Ha'aretz, secondo me te lo pubblicano.

    RispondiElimina

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